In occasione della recentemente trascorsa settimana mondiale di sensibilizzazione ad un uso moderato di sale, vorrei ribadire l’importanza di moderarne e controllarne il consumo durante la gravidanza. Un uso eccessivo di sale, in concorso di colpa con altri fattori come il sovrappeso e stile di vita inattivo, può provocare ipertensione ed aumentare quindi il rischio di eclampsia in gravidanza.
Alla donna in gravidanza non consiglio di eliminare totalmente il sale, anche perchè il Sodio (Na) interviene nell’attività contrattile del muscolo, bensì di rimanere nell’ambito dei 5 gr di sale al giorno, come consigliato dall’OMS.
Ma occorre fare una precisazione: sale e sodio non sono la stessa cosa. Il sale da cucina che tutti conosciamo si chiama, secondo la nomenclatura chimica, Cloruro di Sodio (NaCl), ovvero molecole di sodio e di cloro, infinitamente ripetute, che formano i noti granelli bianchi. Tutto il sale contiene sodio, quindi, ma il sodio non è contenuto solo nel sale da cucina: esso, ad esempio, si lega al glutammato, formando glutammato monosodico, di cui sono riccamente forniti alimenti come salsa di soia e dadi da cucina. Quindi occorre stare molto attenti nelle nostre scelte e non farsi attrarre da alimenti confezionati che riportano la dicitura “senza sale”, poiché potrebbero comunque contenere sodio. Ed è del sodio che dobbiamo stare attente.
Impariamo quindi a leggere l’etichetta nutrizionale: il valore riportato di sodio dovrà essere moltiplicato per 2.5 per poter fare un confronto con il quantitativo di sale. Solo il 10% circa si sodio che ingeriamo è presente negli alimenti naturali, ovvero non trasformati o processati: frutta, verdura, cereali, pesce, carni, legumi, uova contengono pochissimo sale. Circa il 30-35 % proviene dal sale che aggiungiamo durante la preparazione dei pasti, mentre il restante 55-60% proviene dagli alimenti trasformati dall’industria alimentare che ci fanno, appunto, ingerire più della metà del sodio quotidiano.
Inoltre il gusto salato aumenta l’appetibilità degli alimenti, inducendoci spesso ad abbondare con le porzioni, e spesso camuffando una scarsa qualità delle materie prime.
Come fare quindi per ridurre il quantitativo di sale? Il primo passo è quello di ridurre progressivamente l’ aggiunta di sale alle nostre pietanze: le papille gustative si abitueranno facilmente ai nuovi sapori. Contemporaneamente cercheremo di limitare il più possibile l’uso di cibi trasformati. Ok il tonno in scatola è buono in un’insalatona, ma allora avremo l’accortezza di non aggiungere altro sale e contemplare il consumo di un’ erba amara, come ad esempio la rucola, naturalmente sapida, consentirà alle nostre papille gustative di essere abbondantemente soddisfatte. Poi, nella saliera che mettiamo in tavola, sostituiamo il sale con un mix di spezie o erbe aromatiche, come timo, rosmarino, alloro, e basilico.
E quel pizzico di sale da cucina? Sarà sale iodato. Lo iodio infatti contribuisce al corretto sviluppo del sistema nervoso del feto.